L’effetto della meditazione è la percezione di vibrazioni, e il suono è vibrazione dell’aria dentro e fuori di noi. La musica fa vibrare ogni cellula del nostro corpo creando sintonie, onde di diversa lunghezza che “risuonano” in diverse zone del corpo come l’orlo di un bicchiere di cristallo al canto di un soprano: alcuni suoni si sentono con le orecchie, altri nel cervello, altri nello stomaco.
La musica è “magia”, è qualcosa di profondamente irrazionale che ci parla un linguaggio universale, che si lascia intuire più che spiegare, che può farci venire i brividi o coinvolgerci totalmente: per tutto questo è giustamente approfondita in India come strumento di contatto con l’Assoluto.
Si può meditare sulla musica, cioè guidando la propria attenzione alle note che scorrono e che sgorgano nell’improvvisazione tipica dei musicisti indiani: nel momento in cui la nostra vagabonda attenzione è colpita dalle note musicali, essa si rivolge all’interno e si entra nello stato di consapevolezza senza pensieri, nel quale la Kundalini si risveglia e sale al Sahasrara. La musica classica indiana pulisce i chakra: è sincera e dona sincerità, è creativa e dona creatività, fornisce una piena soddisfazione, è veicolo di gioia assoluta e profonda, sprigiona un’energia comunicativa che favorisce l’espressività. La musica libera la mente dai pensieri, la musica sgombra le nubi dei dubbi e ci conduce verso la Realizzazione del Sé.
Sappiamo bene che esistono musiche rilassanti che possono indurre il sonno, musiche eccitanti, musiche nevrotiche, musiche depresse, e così via. Ogni tipo di musica ha influenza sulle cellule del nostro corpo e sui nostri chakra, ma non tutta la musica fa bene ai chakra. Certamente conoscendo lo stato dei nostri chakra, potremo aiutarci con un po’ di musica opportuna, occidentale o orientale che sia. È però un fatto che in Occidente esiste uno scarso senso della misticità della musica, e sono pochi i compositori che hanno trasmesso nella loro musica una tensione esistenziale verso l’Assoluto, una Gioia assoluta, o una pace assoluta. Al contrario, la quasi totalità della musica classica indiana mira precisamente a questo: ecco perché è più probabile che essa sia maggiormente indicata per la meditazione.